Annunciato Virtual Pulg, un emulatore Android situato nel cloud

Logo virtuale

Le nuove aziende escono con idee interessanti, come ben dimostrato virtuale, che sta lavorando a un nuovo prodotto che consentirà di emulare il funzionamento dei più importanti sistemi operativi mobili esistenti oggi, come Android di Google e, anche, iOS di Apple.

Questo è stato annunciato da uno dei suoi sviluppatori e creatore, Chris Wade, che ha indicato che l'esecuzione dei sistemi operativi in ​​Virtual Pulg (che sarà il nome specifico del job) sarà nativa, quindi in linea di massima non dovreste avere problemi di compatibilità, come il diversi emulatori che esistono oggi con lo stesso scopo. In questo modo, gli utenti possono utilizzare senza problemi le applicazioni direttamente in un browser e gli sviluppatori possono eseguire test collaborativi senza problemi e con un'affidabilità davvero elevata.

A proposito, avere Chris Wade è sinonimo di qualità, dal momento che questo sviluppatore è stato uno dei primi a lavorare sul evasione degli iPhone di Apple. Cioè, ha uno sfondo interessante oltre che meritorio. A proposito, Virtual Pulg è l'evoluzione di iEmu, un lavoro che nonostante abbia ottenuto finanziamenti su KickStarter alla fine non ha visto la luce perché potrebbero esserci problemi legali.

Interfaccia Virtual Plug

Un esempio di ciò che si potrebbe ottenere grazie a Virtual Pulg è che le applicazioni Android potrebbero essere utilizzate sui laptop Chromebook, il che aumenterebbe in modo esponenziale l'utilità di questi. Per inciso, è stato indicato da Wade che i test sono già in corso in diversi server con architettura ARM, come quelli di HP (che vedranno la luce alla fine di quest'anno 2014). Un ulteriore dettaglio è che lo sviluppo è attualmente in fase di test chiuso, che potrebbe presto diventare pubblico per circa 100.000 licenze.

Il fatto è che da Virtual è stato indicato che l'esecuzione delle applicazioni non offrirà alcun problema, quindi sarà uno strumento davvero interessante che può essere fondamentale nello sviluppo del lavoro collaborativo in un ambiente mobile e che può significare il passaggio a uso della forma globale sistemi operativi particolari come iOS e Android. Certo, sarà necessario verificare che qualsiasi licenza o brevetto non sia violato, cosa che con il lavoro di Google sembra che non sarà così.

fonte: TechCrunch